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Il prestito ponte di Alitalia senza scadenza

L’ultima proroga era stata concessa ad Alitalia a dicembre 2018 con il decreto semplificazione, da ieri nella bozza del decreto crescita, nell’articolo 38 non prevede alcuna scadenza.

la norma «volta a consentire l’eventuale ingresso del Mef nel capitale sociale della Newco Nuova Alitalia», prevede che il Mef possa usare i proventi degli interessi sul prestito, «stimati in 145 milioni», per sottoscrivere quote di capitale della «nuova Alitalia».

Attualmente la strada sembra essere ancora lunga, solo il 60% della nuova Alitalia, ha trovato dei soci disponibili ad investire, ed è compresa la quota del 15% che dovrebbe essere acquisita dal MEF.

Sembra essere questa la motivazione principale che ha portato il governo ad eliminare la  scadenza del prestito ponte che Alitalia al momento non è in grado di restituire e non si sa se e quando sarà in grado di farlo, anche se continua a crescere anche nell’ultimo trimestre.

L’articolo 38 della bozza del “decreto crescita”

In effetti, come si legge nel Sole24Ore , nella bozza viene stabilito che i 900 milioni del «prestito ponte» saranno restituiti al Mef «nell’ambito della procedura di ripartizione dell’attivo dell’amministrazione straordinaria a valere e nei limiti dell’attivo disponibile di Alitalia – Società aerea italiana Spa in amministrazione straordinaria».

Quindi si vincola e regola la restituzione in base non a una data ma a come si evolverà la situazione di Alitalia, elimando anche la clausola che era stata inserita nel 2017, dove veniva indicato che il prestito «è restituito entro sei mesi dall’erogazione in prededuzione, con priorità rispetto a ogni altro debito della procedura».

La copertura per il 2019

Per rendere possibile l’inserimento dell’articolo 38 e quindi eliminare la data di scadenza del prestito, come in ogni norma che prevede “copertura finanziaria”, non è prevista almeno per tutto il 2019 la restituzione del prestito ed è stata prevista la necessaria copertura: «agli oneri (…) pari a 900 milioni di euro per l’anno 2019 in termini di solo fabbisogno, si provvede mediante versamento per un corrispondente importo, da effettuare entro il 31 dicembre 2019, delle somme gestite presso il sistema bancario dalla Cassa servizi energetici e ambientali a favore del conto di tesoreria centrale (…). Detta giacenza è mantenuta in deposito alla fine di ciascun anno a decorrere dal 2019 sul conto corrente di tesoreria di cui al primo periodo ed è ridotta in misura corrispondente alla quota rimborsata del finanziamento (…)».

IL MEF

Si apre quindi seriamente alla possibilità di una “bad Company come è già stato fatto in passato per Alitalia, nella quale far confluire tutti i debiti della società, ed inoltre nel comma 1: Al fine del rilancio del settore del trasporto aereo e per il rafforzamento del trasporto intermodale il Mef è autorizzato a sottoscrivere, nel limite dell’importo maturato a titolo di interessi ai sensi del comma 3, quote di partecipazione al capitale della società di nuova costituzione cui saranno trasferiti i compendi aziendali oggetto delle procedure» di cessione delle attività dell’Alitalia in amministrazione straordinaria.

Nel comma 3 viene nel dettaglio spiegata la modalità con la quale il MEF potrà entrare nell’azionariato di Alitalia: potrà utilizzare le somme «nel limite dell’importo maturato a titolo di interessi» sul prestito, che nella relazione tecnica viene stimato in  «145 milioni di euro».

Vengono inoltre “scontati” gli interessi a partire dal 31 maggio 2019, da tale data, Alitalia non sarà più tenuta a pagare gli interessi su prestito ponte, che non si sa mai restituirà, come il precedente concesso nel 2008 di 300 milioni di euro.

Aiuto di stato?

In questo modo però, si rischia di far diventare qualcosa di provvisorio, pensato per trainare il rilancio della compagnia, con l’entrata di nuovi soci, in un vero e proprio aiuto di stato, che visto anche il recente caso della continuità territoriale in Sardegna, mette Alitalia in una posizione di sicuro vantaggio rispetto ad altre compagnie, venendo meno alle normali norme di “concorrenza leale”.

E’ anche vero che l’attuale Alitalia in amministrazione controllata, sta ottenendo buoni risultati non grazie al prestito ponte che ne garantisce solo l’operatività, ma per l’ottimo lavoro svolto dai commissari nel rivedere le spese e l’operativo, come il rilancio del lungo raggio.

Penso che sia interesse di tutti, aiutare Alitalia e il rilancio è importante per tutto il paese, sicuramente condizionato dalla necessità di salvaguardare i posti di lavoro dei numerosi dipendenti, ma forse per l’ennesima volta stiamo per “non arrivare ad una soluzione concreta e definitiva”.

Ma un rilancio deve per ovvie ragioni di mercato, avere come base un piano industriale solido con una visione a lungo termine in grado di creare “margine” finanziario per poter essere reinvestito per un ulteriore crescita e consolidamento, quindi un operativo concreto realizzato su questa logica e non altre.

 

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