Joon, un errore da non ripetere
Nei giorni scorsi Joon, la compagnia dei “Millennials” di Air France, dopo poco meno di due anni di vita, ha spiccato il suo ultimo volo.
Nessuno ne è rimasto meravigliato, e io stesso dal momento della sua nascita, non riuscivo a trovare una motivazione valida per cui potesse differenziarsi dalle altre ed essere utile al gruppo Air France KLM.
Il caso di Joon dovrà servire da lezione, in particolare a chi pensa che sia così facile far nascere una nuova compagnia, senza un solido piano commerciale e di business, capace di differenziarsi dagli altri e catturare le preferenze dei viaggiatori.
Studiare il caso potrebbe essere utile anche al consiglio regione della Sardegna che per voce di un suo consigliere ha chiesto di valutare l’idea di un vettore al 100% sardo.
Non basta un idea, non basta rivolgersi ai follower di instagram, non basta rendere attuali e non convenzionali le divise delle CREW, con scarpe da tennis e polo, non basta un app di bordo che serve solo a guardare film, e seguire lo stato del volo.
Serve invece una solida base finanziaria, un ottima conoscenza del mercato aereo, ma soprattutto un attenta analisi delle possibilità di acquisire quote di mercato ed essere capaci di differenziarsi dagli altri.
Joon per esempio non è stata in gradi di dare ad Air France, quella possibilità di catturare nuovi clienti, i Millennials, anche perchè le rotte, erano quelle che già operava Air France, nulla di diverso quindi.
I prezzi dei biglietti erano in linea con quelli Air France, il servizio di bordo idem, quindi qual’è la differenza tra i due vettori ? nessuna.
Se ne era accorto da subito Benjamin Smith appena nominato per dirigere Air France, ed infatti ha subito aperto il dossier Joon, arrivando in poco tempo a deciderne la chiusura, anche in un ottica di semplificazione dei marchi nel gruppo.