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USB: creare un vettore pubblico per presidiare il mercato…

L’Unione Sindacale di Base USB, ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale del trasporto aereo e dell’indotto per martedì 17 novembre, con un “appello” al governo.

Curioso per non dire “imbarazzante” l’indirizzo di USB che non menziona alcun aiuto economico al settore inteso come vettori e aziende dell’indotto, ma cito integralmente “Un vettore nazionale pubblico per presidiare il mercato e garantire l’occupazione anche per le realtà in crisi (vedi AirItaly e precari)*”.

Mi sembra di tornare agli anni 80, ovvero ad una politica meramente assistenzialista e lo dico da disoccupato, per il sindacato USB lo stato dovrebbe ricreare un un vettore aereo statale, ma anche la : “Ricostituzione di un polo manutentivo di eccellenza finora smembrato in più società (vedi Atitech e IAG); la salvaguardia e riordino degli aeroporti attraverso la loro ripubblicizzazione e interventi per riequilibrare la filiera del valore tra gestori e handling; salvaguardia del ruolo pubblico di ENAC e rientro di ENAV nello Stato.*”

Come può il sindacato USB chiedere la “Ricostituzione di un polo manutentivo di eccellenza” citando anche Atitech, senza considerare che proprio Atitech lo stia già facendo? Senza alcun aiuto dallo stato, ma con una visione imprenditoriale che è riuscita a salvare “dalle mani dello stato” un azienda che stava per morire ed ora fattura e da lavoro non in una regione del nord, ma a Napoli.

Ricordo al sindacato che oltre il 50% del traffico aereo italiano è operato da compagnie LC, che il settore è cresciuto in questi anni solo grazie a questi vettori e a società private, gestori di scali aeroportuali, che anche in sinergia con il pubblico, hanno investito ingenti somme per ammodernare i nostri aeroporti al passo con la crescente domanda, ed insieme a tutte le aziende private dell’indotto, hanno creato occupazione stabile con prospettive di crescita.

Migliaia e migliaia di posti di lavoro creati negli ultimi 20 anni, come conseguenza dell’entrata nel mercato italiano di easyJet, Ryanair, Volotea, Neos ad esempio, quest’ultima completamente italiana, che non hanno ricevuto sovvenzioni pubbliche, se non contributi, ai quali aveva accesso anche Alitalia.

Non possiamo condividere questo appello che seppur condivisibile per l’urgenza di un intervento immediato dello stato italiano a supporto dell’industria del trasporto aereo e di misure straordinarie per supportare i lavoratori, viene completamente “snaturato” da una richiesta che non può essere condivisa da nessuno, ne applicata in un economia in cui deve essere garantita concorrenza e non devono essere create aziende di stato con il solo fine di creare occupazione, quando queste non possono essere profittevoli e non possono avere un futuro.

In Italia questo errore è stato fatto non solo una volta, ma molte volte, ripetere ancora lo stesso errore sarebbe imbarazzante, ma il governo ahimè bisogna ammetterlo, ha deciso come ben sappiano, di seguire ancora una volta, anche se solo in parte, questa strada.

Devono invece essere create le condizioni per creare un mercato in cui soggetti privati, anche con una partecipazione pubblica, possano continuare a creare aziende sane, redditizie e con un piano industriale serio e una visione a lungo termine, condizioni per cui le aziende “sane“, già presenti nel mercato possano nonostante la crisi, resistere e riprendersi.

In questo modo lo slogan di USB “Proteggiamo il lavoro di oggi! Costruiamo quello di domani!” potrà essere concretizzato, solo in questo modo si potranno salvare i posti di lavoro non “a tempo” ma in modo duraturo senza pesare sulle finanze dello stato, evitando di creare “disparità” tra i diversi settori che producono PIL in Italia e soprattutto tra gli italiani che hanno pagato e pagano le tasse e molti di questi oggi si trovano oggi senza lavoro e non hanno lavorato per una compagnia aerea.

Ricordo al sindacato USB che quindi sarebbe il caso di supportare i vettori “sani” che in questi anni, hanno creato lavoro in Italia e hanno permesso all’Italia di volare, agli italiani di viaggiare, al settore turistico italiano di lavorare e crescere.

Vettori, aeroporti, aziende dell’indotto che saranno in grado di restituire allo stato, quanto lo stato potrà dare loro ora, per resistere ad una crisi senza precedenti.

Ora faccio un mio appello a tutti i sindacati, e ai lavoratori del settore, da disoccupato, prima che da “giornalista“, questa visione “vecchia e non attuale, “assistenzialista” non salverà l’Italia, non salverà il settore aereo, non salverà migliaia di posti di lavoro.

A me spiace quando il sindacato ma anche l’imprenditoria italiana, invece di pensare ad un futuro del nostro paese in grado di autosostenersi, pensa che l’unica soluzione per salvare posti di lavoro sia ancora una volta, l’assistenzialismo, certo è la più semplice, ma le conseguenze le conosciamo molto bene e non possiamo ignorarle.


* testo integrale qui sul sito USB

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