Alitalia: Vestager, non indispensabile gara asset volo.
Lo si apprende dopo la videocall con i ministri Giorgetti, Franco, Giovannini e la commissaria alla Concorrenza UE, Margrete Vestager.
“Alitalia faceva gravi perdite prima della crisi del Covid e ha avuto tanti aiuti.” commenta la Vestager in un intervista a Rainews24 e continua “è per questo che la condizione che una nuova azienda abbia un business plan valido è essenziale“. C’è la necessità di passare ad “una situazione dove non solo puoi recuperare i costi ma puoi anche fare profitto“.
Per quanto riguarda la valutazione sui “presunti” aiuti di stati fino ad ora dati ad Alitalia: “Non abbiamo ancora ultimato la valutazione” su eventuali sanzioni, ma “molti soldi sono stati dati ad Alitalia. E naturalmente noi prendiamo tutto in considerazione“.
Serve quindi prosegue la Vestager, una “buona soluzione in un mercato dove le cose sono molto difficili per tutti coloro che volano. Ecco perché l’approccio costruttivo assunto dal governo italiano è essenziale”, il dialogo tra il governo italiano è ora quindi costruttivo e la presenza di Mario Draghi come presidente del consiglio, sicuramente pone l’Italia in una posizione migliore del passato e lo conferma la stessa commissaria che elogia Draghi e ricorda l’ottimo lavoro che ha svolto come presidente della Banca Europea.
Discontinuità economica
“Sebbene una gara d’appalto pubblica, aperta, trasparente, incondizionata e non discriminatoria sia il modo migliore per stabilire un prezzo di mercato, essa non è un presupposto assoluto per garantire la discontinuità economica” tra la vecchia Alitalia e la Newco statale Ita, ha scritto la commissaria danese, in risposta a un’interrogazione dell’eurodeputato tedesco Andreas Schwab (Ppe) sul dossier Alitalia. Bruxelles “sta analizzando le informazioni fornite dalle autorità italiane” sulla Newco, ha aggiunto Vestager, ricordando che la “discontinuità economica” dev’essere valutata su “una serie di fattori”, ecco perchè ieri la commissaria UE ha lasciato aperta la possibilità di trasferire senza gara gli assett ad ITA, ha posto però alcune condizioni.
Il governo italiano sta puntando proprio a questo, i tempi dovranno essere brevi, commenta la Vestager a Rainews24, che precisa che al momento non è stato raggiunto alcun accordo definitivo, ma c’è poco tempo e quindi non è possibile procedere con una gara.
ITA debole?
Un Alitalia ancora più piccola di quella annunciata solo qualche settimana fa, con soli 45 aerei e che dovrà cedere parte degli slot, anche a Milano Linate.
Oggi in audizione alla camera Giorgetti ha detto “Per volare, ITA non può essere troppo pesante, se è pesante non vola”, e probabilmente non si riferiva solo al numero di aerei.
Si profila un Alitalia “debole“ ed è questo uno dei motivi per cui molti hanno perplessità sul successo di ITA e si chiedono quale sia il senso di far nascere una nuova compagnia senza i mezzi per poter essere competitiva, quali sono i margini di successo?
Spezzatino?
I sindacati continuano ad essere contrari ad uno “spezzatino“, ma la concessione dell’UE per la cessione diretta, vale solo per l’asset aviation, handling e manutenzione dovranno essere messi a gara in un secondo momento (anche se c’è ancora del margine per una soluzione diversa, se si si riuscirà a garantire discontinuità economica), è evidente che non è “urgente” la cessione ad ITA di questi due asset (lavorerebbero per Ita con dei contratti di servizio), mentre è vitale per proseguire nel “piano ITA” la cessione del ramo aziendale che comprende una parte del personale, una parte degli aerei e una parte degli slot, ovvero aviation.
Il personale.
“Valutiamo misure per mitigare l’impatto occupazionale” ha commentato il ministro Giorgetti oggi in audizione alla camera.
Un altro dei nodi da sciogliere è infatti il personale, Alitalia attualmente ha 11 mila dipendenti, ITA ne dovrebbe assorbire poco meno di 4 mila.
Necessaria discontinuità anche in questo versante, bisogna evitare ogni tipo di “assistenzialismo” e un approccio “privilegiato“ differente da quello applicato a milioni di Italiani che non essendo dipendenti di Alitalia non possono usufruire degli stessi ammortizzatori, degli stessi privilegi, compresi gli altri ex dipendenti di compagnie aeree come Air Italy e Ernest.
Da considerare inoltre l’ammontare degli ammortizzatori mensili per i migliaia di dipendenti di un azienda che da anni usufruisce della CIG che ricordo essere un 80% della retribuzione, con somme pagate che arrivano anche a 8 mila euro al mese per alcune figure.
Un addetto vendita che lavora 40 ore alla settimana, quarto livello commercio, percepisce poco meno di 1300 euro netti al mese, motivo in più, per cui sarebbe necessaria una più ampia riforma dello strumento della CIG, verso un calcolo e un limite mensile, molto più simile alla Naspi.
Obbiettivo
L’obbiettivo quindi è, verificare se è possibile proseguire con il “piano ITA” ovvero se sarà possibile mettere in piedi un azienda con un piano industriale credibile e profittevole, non più pagata dai contribuenti italiani.
Solo in questo modo si potrà salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro, per i restanti il governo dovrà finalmente prendere una posizione seria, non potranno più percepire a vita un contributo come quello attuale della CIG, ma quelli che nei prossimi 2 anni non potranno essere riassorbiti (essenziale per questo un piano industriale serio con un piano di fabbisogno di personale) è chiaro che dovranno uscire, percependo la NASPI o la mobilità che a differenza della CIG ha dei limiti sulle somme mensili e non sarebbe “privilegiata“, come tutti i lavoratori dipendenti che perdono il proprio posto di lavoro.
Il prossimo incontro.
L’incontro di ieri è Il secondo dopo quello del 5 marzo, un tempo che è stato utilizzato per contatti tecnici tra Roma e Bruxelles, i prossimi giorni si dovranno definire meglio le condizioni per il passaggio diretto delle attività di Alitalia ad Ita.
Probabilmente ne sapremo di più la prossima settimana, quando ci sarà un nuovo incontro tra i ministri e la commissaria UE.