Un volo Alitalia in pista, sullo sfondo il terminal T3 dell'aeroporto di Roma Fiumicino Alitalia

Il piano industriale di ITA non convince

I dubbi sulle linee del piano industriale di ITA, presentato ieri dal CDA rimangono, Andrea Giuricin in un suo articolo per il Foglio, li ha affrontati come sempre cercando di chiarire aspetti che dovrebbero essere chiari a tutti gli analisti, ma che la politica sembra ignorare.

Dubbi sulla fattibilità del piano, ovvero sugli obbiettivi di profittabilità e di crescita, dubbi sulla possibilità che Alitalia da sola non potrà andare molto avanti, da qui la necessità di un alleanza.

Positivo quindi che uno dei punti del piano è il seguente: “sviluppare una rete di alleanze mirata a rafforzare la connettività sulle direttrici internazionali più richieste dal mercato e ad assicurarsi le migliori sinergie commerciali e industriali. In particolare, ITA ha già avviato un processo di beauty contest per l’individuazione del partner strategico di lungo termine, consapevole dell’assoluta centralità dell’alleanza per ampliare il proprio raggio di azione, aumentare le prospettive di crescita e occupazione, e garantirsi un futuro profittevole;

700 milioni di euro di stanziamento del governo, azionista di ITA

Il Governo dovrebbe stanziare 700 milioni di euro tramite un aumento di capitale per fare partire la nuova ITA in modo che questa possa acquisire gli asset della vecchia Alitalia e partecipare ai bandi gara per acquisire il marchio, la manutenzione e l’handling.

Andrea Giuricin giustamente commenta: “c’è da chiedersi a cosa servono questi 700 milioni di euro, quanto possano durare ed in generale, quale possa essere il futuro per una compagnia così piccola in un mercato così complesso? Sicuramente non sarà facile essere profittevoli nel terzo trimestre del 2023 come scritto nel piano industriale perché le incertezze sono molte. Alitalia perdeva 600 milioni di euro nel 2019 quando la pandemia ancora non c’era perché era troppo debole su un mercato che ha visto un continuo consolidamento degli attori.

Da tenere ben presente, tornando per un attimo al punto precedente, che Alitalia è sempre stata in questi anni parte di un alleanza, ma che non ha portato a quanto pare, a risultati positivi.

Una compagnia aerea così piccola, come potrà competere con i “colossi” ed essere profittevole dal 2025 in una scenario ancora incerto?

Andrea fa giustamente notare come una compagnia aerea più piccola, con meno aerei, molti meno dipendenti è meno costosa, perde meno soldi, ma come facevo notare prima, in un mercato come quello attuale, esclusa ad esempio Volotea che da piccola, sta ottenendo ottimi risultati in competizione con le grandi compagnie aeree, è difficile per una ITA con un modello di business differente competere e raggiungere i risultati previsti nel piano nel 2023, anche per la lentezza della ripartenza del lungo raggio che per le compagnie aeree ha la maggiore marginalità “C’è dunque il serio rischio che nel 2023 tutti i 700 milioni di euro pubblici saranno già stati consumati. La nuova ITA – Alitalia (se acquisterà il marchio) dovrà competere con colossi che hanno tra 5 e 8 volte il numero di passeggeri e in alcuni casi anche un fatturato 10 volte superiori a quello della compagnia italiana nel 2025.

Uno dei punti chiave” sottolinea Giuricin “è quello di fare attenzione che non si chiuda la competizione sul mercato nazionale assegnando senza gara dei servizi aerei ad Alitalia (come prevedeva il decreto rilancio del governo Conte nel 2020 per gli oneri di pubblico servizio)” e… “riuscire a rilanciare il mercato aereo, anche grazie alla competizione, a un abbassamento della tassazione e a un’incentivazione degli investimenti di tutto il settore dovrebbe essere il punto primario per un Governo che purtroppo deve ancora confrontarsi con l’infinita saga di Alitalia.