Le intenzioni UE: approccio coordinato misure viaggi
Fin dall’ottobre 2020 per cercare di porre un freno alle restrizioni decise dagli stati membri in ordine sparso, senza alcun coordinamento, la commissione adottò alcune “raccomandazioni” decise di comune accordo dagli stati membri.
Ma tutti sono stati in grado di verificare, che spesso quanto concordato, è rimasto solo sulla carta, non appena la situazione vide improvvise varianti o situazione di rischio potenziale crescere, in alcuni paesi europei o extra-UE, il problema si estende anche alle frontiere esterne.
La decisione di introdurre o meno restrizioni alla libera circolazione per tutelare la salute pubblica è di competenza degli Stati membri, non sono quindi obbligati a seguire una “raccomandazione” della UE, anche oggi verrà firmato un nuovo accordo dai ministri degli affari europei che consisterà in un nuovo tentativo di adottare un approccio comune nella circolazione dei cittadini UE all’interno dei confini dell’Unione Europea.
Il Consiglio fin dallo scorso ottobre ha adottato raccomandazioni che stabiliscono criteri comuni e un quadro comune per le misure concernenti i viaggi in risposta alla pandemia di COVID-19, tali raccomandazioni secondo gli intenti dovrebbero aiutare gli Stati membri a prendere decisioni in base alla situazione epidemiologica regione per regione, anche grazie l’ausilio delle mappe dell’ECDC.
La prima raccomandazione è stata adottata il 13 ottobre 2020, poi aggiornata il 14 giugno 2021, questa doveva tenere conto dell’evoluzione della situazione epidemiologica, delle campagne di vaccinazione in corso e dell’adozione del certificato COVID digitale UE.
rimangono le quattro categorie di zone di rischio:
- verde
- arancione
- rosso
- rosso scuro
La raccomandazione aggiornata il 14 giugno 2021 includeva due criteri aggiuntivi di cui gli Stati membri dovevano tener conto nel valutare se limitare la libera circolazione: la copertura vaccinale e la prevalenza di varianti di COVID-19 che destano preoccupazione o interesse.
I paesi dell’UE avevano inoltre concordato un quadro comune per le possibili misure da applicare ai viaggiatori. Ai sensi della raccomandazione aggiornata, gli Stati membri dovevano:
- scoraggiare decisamente tutti i viaggi non essenziali da e verso le zone rosso scuro
- imporre ai viaggiatori provenienti dalle zone rosso scuro di disporre di un certificato di test negativo e di sottoporsi a quarantena/autoisolamento
- applicare le stesse misure delle zone rosso scuro alle zone con un’elevata prevalenza di varianti di COVID-19 che destano preoccupazione o interesse
- imporre ai viaggiatori provenienti dalle zone arancioni o rosse di disporre di un certificato di test negativo
- esonerare i bambini di età inferiore ai 12 anni dall’obbligo di sottoporsi a test
- esonerare i bambini e i giovani di età inferiore ai 18 anni dall’obbligo di sottoporsi a quarantena/autoisolamento se la persona che li accompagna non è soggetta a tale obbligo
Fin qui sembra che le raccomandazioni che verranno adottate oggi, possano davvero essere una svolta rispetto all’ultimo aggiornamento, in quanto si dovrebbe garantire a tutti i cittadini europei in possesso di Green Pass vaccinale o guarigione (con limitazione temporale), la libera circolazione, ma questo era già previsto.
Le persone vaccinate e guarite infatti non dovevano essere soggetti all’obbligo di sottoporsi a test o a quarantena/autoisolamento se in grado di dimostrare che:
- completamente vaccinati con un vaccino contro la COVID-19 approvato dall’UE;
- hanno ricevuto l’ultima dose raccomandata di vaccino contro la COVID-19 almeno 14 giorni prima dell’arrivo;
- sono guariti dalla COVID-19;
- sono trascorsi meno di 180 giorni dalla data del risultato positivo del test
Era già previsto e non potrà non esserlo ancora, il ‘freno di emergenza‘, che in caso di rapido deterioramento della situazione epidemiologica in una regione, in particolare a causa di un’elevata prevalenza di varianti che destano preoccupazione o interesse, gli Stati membri potrebbero attivare un freno di emergenza.
Ci sono quindi in conclusioni, dei limiti normativi, che limitano notevolmente l’azione della Commissione Europea e del Parlamento Europeo, nella gestione di crisi come questa ed argomenti specifici che dovrebbero prevedere normative europee a cui tutti i paesi membri dovrebbero attenersi, come già avviene per altri temi.
Riferimenti: