Carlos Muñoz: il 2022 di Volotea
Carlos Muñoz, fondatore e AD di Volotea, conferma la strada verso la borsa (IPO), “quando sarà il momento giusto per farlo” e parlando del 2022, dopo un importante riduzione dei costi nel corso del 2020-2021, pensa che sarà un “un anno da record“.
Carlos ne è convinto, “un anno da record” e non sarebbe il primo per Volotea, non sono l’unico a dirlo, ha superato più volte le altre compagnie e se stessa, non solo perché più piccola, ma soprattutto per le sue ottime e riconosciute doti, di flessibilità, ‘coraggio‘ e resilienza.
La crisi non è finita, ma “speriamo di tornare ai profitti quest’anno, con ricavi e passeggeri record“, spiega Muñoz, che riconosce che la pandemia ha avuto “un impatto mai visto sulle compagnie aeree“.
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La crisi ha colpito le diverse rotte in modo non uniforme, spiega Muñoz. Quello che ha sofferto di più è stato il traffico intercontinentale e, in particolare, il segmento business, meno colpiti i voli domestici e a seguire quelli intra europei.
“Siamo fortunati ad essere nel segmento meno colpito. A corto raggio, tempo libero e famiglia. Prima dicevamo: ‘che peccato che abbiamo solo il 7% dei viaggiatori d’affari’. E ora: “fortunatamente abbiamo solo il 7% dei viaggiatori d’affari”, afferma Muñoz.
Non c’è bisogno che vi ripeta per l’ennesima volta, in cosa Volotea sia differente, ormai la conosciamo bene, la stampa europea ne parla sempre più frequentemente come ‘ElPais‘ dal quale ho estratto l’intervista (in virgolettato) a Carlos Muñoz, penso però, che sia giusto leggere ancora una volta il suo pensiero su questo specifico argomento: “Volotea ha una squadra straordinaria e molto agile che ha anticipato le tendenze e ha visto che aveva senso scommettere molto di più sul traffico nazionale. Abbiamo apportato una modifica al programma per passare da meno del 40% dei voli nazionali a quasi l’80%. Inoltre, i nostri tre mercati principali sono i tre paesi dell’UE con un forte mercato interno: Spagna, Francia, Italia. Gli spagnoli che andavano in Marocco o in Italia, preferivano volare alle Canarie o alle Baleari, e lo stesso vale per i francesi, che sono andati in Corsica, in Costa Azzurra o in Normandia, o gli italiani, in Sardegna o Sicilia”.
Nel 2020 Volotea come quasi tutte le compagnie, è rimasta completamente ferma per 3 lunghi mesi, i mesi peggiori dell’aviazione mondiale, quando andavi in aeroporto, oltre ad un ‘silenzio assordante‘ non si sentiva neanche un odore, che noi appassionati di aviazione ora ‘amiamo sentire’, il cherosene.
In quell’anno Volotea ha accelerato la sua ‘transizione’ Airbus, non solo ha approfittato dei mesi di stop e bassa domanda dovuto dal primo lockdown della prima ondata di Covid-19 (Sars COV2), ma anche della disponibilità di Airbus A320 “a meno della metà del prezzo di prima della crisi“, spiega Muñoz.
Profitto nel 2022
Muñoz affronta il 2022 con ottimismo: “Ci aspettiamo di vedere un profitto quest’anno. Chi lo sa per certo? Nessuno, ma pensiamo che sia al centro della scena“.
E qui parla di uno degli argomenti che ho appositamente messo in evidenza all’inizio dell’articolo, i costi, “Siamo riusciti a ridurre i costi del 20% rispetto a prima della crisi. La crisi del covid è stata terribile, ma siamo usciti con una base competitiva molto migliore di prima, il che non era male. Eravamo in linea con quella di Easyjet e Vueling e ora siamo vicini a Ryanair o Wizzair. Ogni crisi ha il suo lato positivo e per noi è stato questo”.
IPO
Volotea era sostanzialmente un’azienda senza debiti e uscirà da questa crisi con una passività di oltre 300 milioni, a causa dei prestiti SEPI. Il miglioramento operativo e la generazione di cassa consentiranno di alleviare questo onere, ma all’orizzonte continuano i piani di quotazione in borsa, che permetterebbero anche di capitalizzare la società. “Il mercato azionario è per noi una sana ossessione. Quando lavori come imprenditore e con capitale di rischio, il modo migliore per crescere e dare liquidità agli investitori è diventare quotato in borsa. A Vueling era così e qui c’è anche il percorso naturale. Stavamo per farlo, ma la volatilità del mercato lo ha impedito”.
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