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Save contraria alla nuova tassa del Comune di Venezia

Finalmente e’ arrivata e un po’ me ne prendo il merito, una durissima nota di Save in risposta alla decisione dell’amministrazione comunale di Venezia di imporre una nuova addizzionale di 2,50 euro a passeggero in partenza dal Marco Polo dal prossimo aprile, i primi ad essere danneggiati i passeggeri.

Una nuova “tassa” a totale carico del passeggero che danneggerà SAVE e la competitività dello scalo aeroportuale di Tessera, il comune ha stimato nuove entrate per 11,5 milioni di euro ogni anno.

A riscuotere la nuova “tassa” sarà la società di gestione dello scalo ovvero Save, che si vedrà riconosciuta una commissione ancora da quantificare.

L’assessore Michele Zuin (Bilancio e Società) illustrando la misura ha spiegato che il comune ha attivato la possibilità prevista dall’articolo 43 del decreto legge 50 del 2022 che permette ai Comuni sede di Città Metropolitana con un debito pro-capite superiore a mille euro, di introdurre nuove misure.

L’adozione è sottoposta alla firma di un accordo tra il sindaco e il presidente del Consiglio. Brugnaro ha firmato il 23 novembre, il delegato della presidente Giorgia Meloni il 30 dicembre.

La nota integrale del Gruppo Save.

“SAVE esprime il proprio sconcerto rispetto all’improvvisa e improvvisata decisione dell’Amministrazione comunale di Venezia di introdurre una tassa di 2,50 euro per tutti i passeggeri in partenza dal Marco Polo a partire dal 1^ aprile 2023.

Avendo appreso la notizia solo dai giornali, SAVE si riserva di approfondire la delicatissima materia nei prossimi giorni, dichiarando sin d’ora la propria profonda preoccupazione per gli effetti che un ulteriore balzello provocherebbe sicuramente sui voli e sull’economia del territorio veneto.

Senza alcun confronto con la Società di gestione dell’aeroporto, il Comune ha deciso unilateralmente di istituire una nuova gabella a carico dei passeggeri, colpendo in particolare i cittadini veneti che rappresentano circa il 40% dei passeggeri complessivi dello scalo, e creando estrema apprensione e disorientamento anche tra operatori economici e turistici, in particolare tra le compagnie aeree.

Per necessaria chiarezza, ricordiamo che le attuali tariffe a carico dei vettori, applicate da tutti gli aeroporti italiani, si compongono di oneri aeroportuali per i servizi forniti dagli scali e di un’addizionale comunale, introdotta nel 2003 e incrementata negli anni, da ultimo nel 2015, ad oggi di 6,50 euro, 5 dei quali versati all’Inps e 1,5 versati all’Erario, che a sua volta ne gira una parte al Comune di riferimento.

La nuova tassa di 2,50 euro si va dunque a sommare alle precedenti, con oneri che, come manifestato tra gli altri da AICALF, l’associazione delle compagnie low cost, costringerebbero i vettori a rivedere i propri investimenti in laguna, a danno non solo del turismo, ma anche delle aziende che utilizzano l’ampia offerta voli dello scalo per raggiungere mercati esteri.

L’importo può apparire irrisorio a persone che non conoscono il settore del trasporto aereo, in realtà abbatte in modo rilevante il margine per passeggero delle compagnie aeree e determina scelte di spostamento degli aeromobili su altri aeroporti a livello nazionale e internazionale.

Una cifra apparentemente contenuta come 2,50 euro, infatti, implica per i vettori l’erosione del margine unitario per passeggero in un range fra il 40 e il 60 per cento e può dunque portare a spostamenti anche su scali vicini che non applichino questo ulteriore balzello. Va osservato, infatti, che gli aeroporti vicini di Bologna, Trieste, Bergamo e Milano, oltra a Treviso e Verona nel sistema del Nord Est, o perché non possono, o perché non vogliono, non hanno mai considerato la tassa decisa dall’ amministrazione comunale. Più in generale, contrariamente a quanto affermato con diverse versioni dall’Assessore al bilancio, Michele Zuin, nessun’altra città ha ancora preso decisioni e men che meno applicato la tassa contestata. L’Assessore appare dunque quanto meno male informato, visto che non solo tutti gli aeroporti circostanti non hanno il livello di tasse previsto a Venezia, ma che per giunta lo scalo di Trieste gode di contributi milionari ogni anno da parte della Regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia e a breve riceverà ulteriori provvidenze per i voli in “continuità territoriale”.

L’attività dell’aeroporto è vitale per l’economia e l’occupazione del bacino d’utenza servito. Nel 2021, l’aeroporto di Venezia, terzo scalo intercontinentale nazionale, ha impiegato circa 32.000 persone tra impatto diretto, indiretto e indotto, determinando un Pil di oltre 400 milioni di euro. E’ evidente il rischio tangibile di un allontanamento delle compagnie aeree dallo scalo, che determinerebbe un danno per tutto il territorio, indebolendo tra l’altro quei flussi turistici che, per le loro proprie ed evidenti caratteristiche, portano maggiore ricchezza, con permanenze medie più elevate in città e nel Veneto.

Oltre a ciò, la nuova tassa andrebbe a detrimento dei residenti nel Veneto che, come detto, nel 2022 hanno costituito circa il 40% del totale passeggeri in partenza dal Marco Polo.

In un periodo storico ancora instabile, segnato da una pandemia che ha fortemente colpito il settore del trasporto aereo, l’aeroporto di Venezia, insieme alle compagnie aeree che vi operano, con impegno e fatica sta progressivamente recuperando i volumi del 2019.

L’introduzione da parte del Comune di una nuova tassa sui passeggeri va nella direzione opposta al lavoro che l’intera comunità aeroportuale, con grande responsabilità, sta portando avanti.

In questo contesto, tutti gli attori economici sono chiamati a dare il proprio contributo, ma l’imposizione di una nuova tassa senza alcun confronto strategico e operativo con coloro che la dovrebbero poi gestire (e subire) rischia solamente di avere – anche nel medio periodo – conseguenze negative sull’occupazione e la competitività del territorio, mettendo a rischio la ripartenza di un’ infrastruttura cruciale per l’area servita, per il turismo e tutto l’indotto collegato.