La Regione Sicilia “sovvenziona”, non “limita” il caro voli
Interventi volti a calmierare il caro voli nelle rotte siciliane, da sempre oggetto di “speculazioni” non solo dai vettori, ma anche dai media e dalla politica regionale e nazionale, non possono essere dettati dalla “propaganda“, ma invece dal “buon senso” e dalle giuste competenze, che solo chi conosce il mercato possiede.
La decisione di finanziare con 27,5 milioni di euro di fondi pubblici, come giustamente fa notare il Codacons, è una misura che “non risolve affatto il problema del caro-voli, ma anzi rischia di spingere le compagnie aeree a lucrare ancora di più aumentando le tariffe sfruttando proprio lo sconto concesso ai viaggiatori siciliani“, è evidente che si tratta ancora una volta una misura che “inquina” il mercato e non risolve il problema.
Forse il termine “lucrare” utilizzato dal Codacons è un pò forte, io non lo avrei utilizzato, dato che si tratta di un libero mercato in cui il prezzo è determinato dalla regola della “domanda-offerta“, non solo dagli algoritmi, che è inutile negarlo, esistono e sono necessari.
I prezzi dei voli dalla Sicilia a Roma, Milano, Napoli e Venezia ad esempio, durante l’anno escluse festività ponti e estate, sono assolutamente accessibili e i due aeroporti di Palermo e Catania non hanno assolutamente la necessità di ricevere incentivi per sviluppare traffico.
La Regione siciliana con risorse proprie, ma da fondi derivati dal suo stato di Regione autonoma e quindi fondi dello stato! Finanzierà l’abbattimento fino al 50% delle tariffe aree applicate.
Lo sconto è riservato ai residenti in Sicilia per i collegamenti da e per l’Isola verso Milano Linate, Milano Malpensa, Milano Bergamo e Roma Fiumicino e Ciampino: 27,5 milioni di euro che garantiranno gli sconti per 13 mesi.
Fondi pubblici che dovrebbero quindi essere attentamente valutati dalla Corte dei Conti, in quanto a parer mio è ancora una volta “sperpero” di denaro pubblico a danno dei contribuenti e che deve mettere in discussione l’autonomia della Regione Siciliana e la necessità che la stessa autonomia venga assicurata ad altre regione che hanno dimostrato negli anni di saper gestire meglio i fondi trasferiti dallo stato: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna ad esempio.