Venezia: l’addizionale comunale ed Enrico Marchi
Enrico Marchi, presidente del Gruppo Save, che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso ha inviato una lettera al sindaco di Venezia, chiedendo l’abolizione dell’addizionale comunale, giustamente e spiegheremo poi il perché, respinge al mittente la richiesta, L’assessore al bilancio del Comune di Venezia Michele Zuin, fa poi notare che SAVE, nel ricorso al TAR propone di aumentare in alternativa l’addizionale Irpef ai cittadini veneziani.
Venezia ha superato il numero di turisti pre-pandemia, l’aeroporto di Venezia ha quasi recuperato “l’offerta dedicata al turismo in-bound”, tutte le destinazioni a lungo raggio, verranno ripristinate con la stessa o maggiore capacità nella S24, ma Marchi avverte: “(il comune) Tolga la sovrattassa, mette a rischio lo sviluppo del territorio e del suo aeroporto“, ma “Enrico” che di dati se ne intende, dovrebbe aver capito che quelli che ha portato a supporto della sua tesi, non gli saranno utili. Se Trieste e Bologna (entrambi controllati da F2i), sono in grado di attratte una parte dei passeggeri di VCE, non è solo perché a Trieste è stata azzerata l’addizionale, ma anche, come a Bologna, i corrispettivi aeroportuali sono più bassi, entrambi sono aeroporti meno costosi, Bologna lo è da sempre, ah dimenticavo… Bologna da anni cattura una parte del potenziale bacino di Venezia.
Sono il primo a sostenere che l’addizionale comunale di 2,50 euro che si a aggiunge ai 6,5 già applicata, sia ingiusta, viene applicata senza distinzione ai turisti ed ai cittadini locali, quest’ultimi come il sottoscritto, non usufruisce di nessun servizio del Comune di Venezia, per recarsi in aeroporto o tornare a casa.
E’ una tassa che pesa maggiormente sui residenti in Veneto che scelgono di partire da Venezia, perchè utilizzano maggiormente l’aeroporto per i voli di lavoro e piacere.
Sul turismo in arrivo, non pesano i 2,50 euro che ogni passeggero, pagherà in più 1, forse due volte l’anno, 1 forse 2 volte nella loro intera vita, soprattutto per un passeggero del lungo raggio, il “returning guest/passenger” esiste… ma in media non torna più di una/2 volte l’anno, è chiaro come 5 euro o 18 euro in totale non fanno la differenza.
Se l’aeroporto di Venezia non cresce non è colpa del Comune di Venezia, ne delle capaci persone (sotto Marchi), che ogni giorno in Save lavorano per sviluppare il traffico su Venezia.
E’ stata Ryanair ad iniziare questa battaglia e la modalità che oggi sta seguendo anche il presidente di Save è molto simile, è pura propaganda, che conoscendo Brugnaro, continuerà a non avere alcun effetto.
Il solo annuncio dell’aumento, sottolinea Marchi, ha già portato Ryanair a ridurre nel primo trimestre del 20% i posti in vendita a Venezia. “Se questa situazione si protraesse per tutto l’anno, la perdita per l’intera Regione Veneto supererebbe i 50 milioni di euro di Pil”, aggiunge.
Dopo la decisione di introdurre la tassa, si legge nella lettera di Marchi, “il più grande vettore sul territorio italiano con oltre il 30% del mercato (Ryanair), storicamente molto sensibile agli aumenti dei costi, ha diminuito nel solo primo trimestre del 2024 del 20% il numero di posti in vendita da VCE. Il risultato sarà una perdita di oltre 130 mila passeggeri nei primi tre mesi dell’anno contro il 2023”.
Se Ryanair ha deciso di spostare un aereo in un altro aeroporto, aereo che riporterà a Venezia per la Summer, è giusto dirlo, anche se Marchi non lo ha fatto, è perché ha più margine in altri aeroporti, il problema del margine si è sempre posto, è stato il motivo per cui easyJet e Volotea hanno ridotto le loro basi e le loro operazioni su Venezia, quando non si parlava ancora di addizionale.
Marchi aggiunge “le negative conseguenze che il solo annuncio della nuova tassa decisa dal Comune di Venezia sui passeggeri in partenza dall’aeroporto Marco Polo, sta generando sull’economia del nostro territorio”, ma il settore del turismo e l’indotto sono d’accordo nel sostenere che il settore sta andando molto bene, il turista che sceglie di visitare Venezia, se il volo è troppo caro, un alternativa la trova, ne sono la prova, i flussi turistici via ferro e gomma, ogni giorno passo per l’isola del Tronchetto e non avete idea del numero di autobus che portano turisti a Venezia ed il Tronchetto è solo uno dei parcheggi turistici.
Perdita per Venezia e guadagno per Bologna e Trieste
Se Ryanair cresce a Trieste c’è un motivo, che non è solo l’abolizione dell’addizionale comunale in Friuli, questa è solo propaganda, ma perché F2i e la Regione, hanno lavorato per convincere Ryanair, consapevole del potenziale di Trieste, investisse su Trieste Airport, l’abolizione dell’addizionale comunale è una sorta di incentivo per un aeroporto, che diversamente da Venezia, ha bisogno per incrementare il traffico, vi ricordo che Trieste parte quasi da zero.
A Bologna Ryanair ha da anni oltre 10 aerei basati, da anni molti passeggeri in particolare per alcune mete, dal Veneto preferiscono partire da Bologna o Bergamo, perché si riescono a trovare tariffe più basse.
Se i passeggeri preferiscono altri aeroporti, i motivi sono da ricercare altrove, non nell’addizionale, visto che Marchi ha parlato di Bologna e Trieste, di seguito il “listino” ufficiale dei tre aeroporti, sulle tariffe aeroportuali, incassi che vanno al gestore, vi consiglio di visionarle e poi di trarre le conclusioni del caso.
Venezia | Bologna | Trieste |
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Tariffe applicate a Venzia VCE | Tariffe applicate a Bologna BLQ | Tariffe applicate a Trieste TRS |
La perdita di Venezia, fa notare sempre il presidente di SAVE, si traduce in un guadagno per i confinanti aeroporti di Bologna e Trieste, dove il vettore (Ryanair) cresce rispettivamente del 5% e dell’11%, si legge nella nota, vi rocordo però che Trieste parte da quasi zero, quindi un aumento a 2 cifre ha un peso diverso, Bologna è invece diversamente da Venezia, una base storica di Ryanair.
Marchi cita anche Wizz Air “un altro vettore molto sensibile ai costi, sceglie di non crescere da Venezia nel primo trimestre del 2024, mentre cresce del 21% a Bologna e inizia a operare da Trieste per la prima volta durante i mesi invernali. Il resto dell’anno entrambi i vettori non cresceranno su Venezia, mentre investiranno in aeroporti che servono altre regioni”.
Wizz Air ha al momento qualche problema legato alla disponibilità degli aeromobili per le revisioni dei motori Pratt & Withney, avendone meno a disposizione, è normale che sceglie di crescere in aeroporti dove può avere più margine, ma se a Venezia non cresce, lascia i due aeromobili basati.
Marchi non può giustificare una crescita di soli 5 punti di Venezia, con l’aumento dell’addizionale comunale, chi conosce il settore, sa bene che non è questo il motivo, chi non lo conosce invece potrebbe anche crederci, ma il risultato di questa lettera e della tesi di Marchi è che se ne parlerà oggi e domani e poi basta.
Io spero che Marchi e non solo, capiscono che in questo modo non otterranno nulla, se Marchi invece iniziasse ad abbassare le proprie tariffe e a dialogare con la giunta comunale, portando altre tesi e con un altro atteggiamento, forse otterremo qualcosa, sarò il primo ad appoggiarlo.
Mi ha fatto sorridere il paragone con Atlanta, un aeroporto USA, Venezia è in Veneto ed in Italia, perchè è vero che un aeroporto che cresce può essere di traino per la crescita e lo sviluppo dell’intero territorio in cui è inserito, ma credere che “la perdita di passeggeri da parte di Ryanair per il solo primo trimestre del 2024 (130 mila), genera pertanto una perdita di PIL di 12,5 milioni di euro, pari all’incirca alle tasse aggiuntive che la città andrà ad incassare durante l’intero anno (circa 12,5 milioni). Se questa situazione si protraesse per tutto l’anno, la perdita per l’intera Regione del Veneto supererebbe i 50 milioni di euro di PIL solo considerando il vettore Ryanair”... è un pò difficile, perchè come dicevo prima, chi non arriva in aereo, utilizza altri mezzi.
La risposta dell’assessore al Bilancio
L’assessore al bilancio del Comune di Venezia Michele Zuin risponde a Marchi difendendo la scelta della sua giunta: “l’istituzione di 2,5 euro di addizionale comunale sui diritti d’imbarco, è stata annunciata a dicembre 2022, con effetto a partire dal 1° aprile 2023 ed è conseguente ad una legge del Parlamento e di un accordo sottoscritto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La finalità è la tutela e la salvaguardia del centro storico di Venezia, delle isole e della sua Laguna che dall’anno prossimo vedranno, inoltre, azzerarsi i finanziamenti di Legge Speciale da parte dello Stato, nonostante la richiesta unanime di rifinanziamento fatta dal Consiglio Comunale ancora nel 2020».
E continua: “Per l’aeroporto veneziano, il 2023 si è chiuso con ben 11.326.212 passeggeri, con un +21,4% rispetto all’anno precedente, dato confermato anche a gennaio 2024, con un andamento positivo del +3% rispetto al corrispondente mese del 2019 e del +1,6% rispetto a gennaio 2023, in gran parte per i voli internazionali. Un segno della vitalità e della capacità attrattiva del nostro aeroporto. Dati che confermano che l’introduzione della addizionale di 2,5 euro non ha influito in alcun modo nella ripresa del traffico post-pandemia. Somme che da aprile 2023 sono riscosse dagli operatori, ma non ancora riversate nelle casse del Comune”.
Con questi dati che sono in un certo senso “opposti” a quelli esposti da Marchi, è normale che, in aggiunta ai motivi che prima vi accennavo, la giunta respinga “nuovamente, la proposta formalizzata da Save nel ricorso presentato al Tar, di aumentare in alternativa l’addizionale Irpef ai cittadini veneziani.
Ma la cosa più grave, è che nel ricorso al TAR, il gruppo SAVE propone un aumento delle tasse ai cittadini veneziani, come alternativa all’addizionale, la giunta di Venezia, per voce di Boraso: “non abbiamo alcuna intenzione di mettere le mani in tasca indistintamente ai residenti del Comune di Venezia, che già fanno i conti con gli extra costi di una città speciale. Per completezza di informazioni, dei 6,5 euro citati come « addizionale comunale », uguali in tutti gli aeroporti d’Italia, va evidenziato che alle casse del Comune arrivano solo 10 centesimi, mentre i restanti 6,4 euro sono destinati ad altri fondi, che non lasciano nulla al territorio”.