Aeroporto di Venezia VCE

Caro Enrico, non dare la colpa solo alle LCC…

Enrico Marchi, presidente di SAVE, intervistato dal Corriere della Sera, giustifica la scarsa crescita di VCE, ad una scelta strategica della società di gestione, che punta alla qualità, e “punta il dito” anche sul numero eccessivo di aeroporti in Italia e sulla concorrenza sleale di alcuni di essi, non solo per l’addizionale, colpa anche dell'”oligopolio” di Ryanair, easyJet e Wizz Air” afferma.

Marchi non fa però alcun cenno sul fatto che l’aeroporto di Venezia è forse il più costoso in Italia per il passeggero e uno degli scali nazionali con le tariffe più alte per i vettori, questo sicuramento non incoraggia ne il passeggero ne i vettori, dice anche che con 75 mila metri quadrati di terminal, l’aeroporto funziona bene, senza disagi per il passeggero, anche perchè “si privilegia la qualità alla quantità“, da passeggero, non ho nessun dubbio, che la realtà sia ben diversa.

Con tutto il rispetto per Enrico Marchi, che è un abile finanziere, con un esperienza consolidata nel mondo della finanza, ancora una volta il Gruppo SAVE, che ricordo avere al suo interno numerosi professionisti di alto livello e competenze, che però devono sottostare le guideline del management, non ammette di avere delle colpe e di effettuare delle scelte.

Il Master Plan dell’aeroporto di Venezia prevede, al completamento di tutte le opere, un terminal completamente rinnovato rispetto all’attuale, molto più ampio. Tuttavia, se ne discute da anni e finora sono stati effettuati solo modesti ampliamenti (lo spazio immenso al primo piano dell’avancorpo non fa testo). Questi non consentono ai passeggeri di godere di un’esperienza aeroportuale ottimale; ad esempio, gli spazi per l’attesa air side e i gate sono insufficienti, causando spesso intasamenti e sovrapposizioni a causa dell’eccessiva destinazione di aree alle attività commerciali e di ristorazione. Approfondiremo quest’ultimo aspetto in seguito.

Marchi al Corriere ha detto: “La continua riduzione dei prezzi da parte delle low cost si ripercuote sugli investimenti degli aeroporti con un impoverimento conseguente della esperienza del viaggiatore. A Venezia ci sono 75 mila metri quadrati di terminal a disposizione degli 11,3 milioni di passeggeri all’anno. Mi piacerebbe sapere quanti altri scali offrono uno spazio adeguato come facciamo noi”. Enrico“, penso che non debba più puntare il disto solo sulle low cost, “l’impoverimento dell’esperienza del viaggiatore” non è la conseguenza delle tariffe sempre più basse, che poi anche per questo specifico argomento, sappiamo bene che le tariffe sono più alte del passato a Venezia, su questo non si discute.

Chi non conosce l’aeroporto di Venezia, i suoi equilibri, chi non ha volato nei periodi/ore di punta, potrebbe tranquillamente credere alle affermazioni di Marchi, ma chi al contrario conosce bene VCE e le sue vicissitudini negli anni, dal compianto Pellicani, alla cessione delle quote della Provincia e della Regione alla finanziaria di Marchi ecc… sa bene che la situazione è ben diversa.

Enrico Marchi ha indirizzato investimenti e guideline verso l’obbiettivo di massimizzare i profitti dalle attività del Marco Polo, molto meno verso l’ottimizzazione dei flussi e l’esperienza del passeggero, in questo ultimo punto rientra anche la mancanza nello scalo, forse unico caso in Italia, di attività commerciali e di ristorazione che possano rispondere alle possibilità di spesa di tutte le tasche, avete mai visto un McDonald, un Panino Giusto, un Burgher King, al Marco Polo? La risposta ovviamente è no, perchè si è scelto di dare spazio solo ai grandi marchi e alla ristorazione, seppur anche di bassa qualità, ma con costi per il passeggero molto elevati, è colpa di Ryanair, easyJet e Wizz Air? Penso proprio di no, voi cosa ne pensate?

In estate, Venezia ha visto una crescita modesta del 2% (dato dichiarato da Marchi nell’intervista), mentre l’Italia a livello di sistema è cresciuta del 10-11%, è colpa solo delle LCC o anche del gestore aeroportuale?

Venezia è un aeroporto più complesso di quanto possa sembrare, è più semplice sviluppare destinazioni con un target di passeggeri in arrivo a Venezia per turismo, è più complesso e meno redditizio, sviluppare un network di destinazioni per il passeggero veneto, che è giusto sottolinearlo, viaggia molto, difatti una larga fetta (inferiore al traffico inbound) dei passeggeri degli scali di Venezia e Treviso sono passeggeri locali (outbound).

Anche per questo motivo easyJet ha tagliato con il post-covid e ora chiude la base di Venezia, non è strategico nè redditizio con queste condizioni e con il modello di business di easyJet sviluppare traffico a Venezia per i passeggeri in partenza, è molto più redditizio invece continuare a portare il turista dall’estero, in particolare LGW (Londra Regno Unito), CDG /OLY (Parigi Francia) BER (Berlino Germania), easyJet in qualche modo, sicuramente commettendo errori, aveva provato a sviluppare traffico redditizio da VCE ma con scarsi risultati.

Quando Marchi parlando di criticità: ” le criticità non mancano. I costruttori di aerei non riescono a consegnare i velivoli nei tempi previsti. I vettori, con meno jet di quelli attesi, stressano la programmazione con la flotta che hanno. E gli aeroporti sono pieni”io incredulo, eppure penso… gestisce un aeroporto intercontinentale, è vero che c’è un problema nella consegna di nuovi aeromobili, ma nessun vettore, anche quelli che hanno cercato di giustificare una crescita lenta con i ritardi sulle consegne dei nuovi aerei, non hanno avuto nessun problema questa estate a programmare anche una maggiore capacità, senza compromettere l’operativo, i ritardi sono stati causati nella maggior parte dei casi, dai problemi ATC e dalla congestione negli aeroporti principali, non alla mancanza di aerei. Ma è vero che una parte della colpa è anche degli aeroporti, compreso il suo, ma ricordiamoci che un aeroporto è un “organismo complesso” sono molteplici gli stakeholders interessati che gestiscono i complessi processi e non tutti sono di competenza di SAVE, che deve comunque svolgere un ruolo da supervisore, ma non sempre ha i poteri per intervenire con azioni correttive.

Per Enrico Marchi ci sono troppi aeroporti in Italia, certo alcuni fanno concorrenza a quelli gestiti da SAVE, come anche Trieste, che finalmente sta dimostrando di poter intercettare i passeggeri e sviluppare traffico per una città importante come Trieste e una regione come il Friulia Venezia Giulia, regione verso la quale Marchi non punta il dito, ma ricorda come l’addizionale comunale che al comune non porta alcun beneficio e che la regione Friuli V.G. ha eliminato, fa la differenza e gioca a favore dello scalo di Ronchi “vorrei però che lo facessero anche le altre Regioni, altrimenti è concorrenza scorretta: 6,5 euro in meno di addizionale su un biglietto da 20-30 euro fanno la differenza. E poi diciamocelo: questa tassa non ha nulla a che fare con il settore”. caro Enrico, ricordati però che il tuo aeroporto ha tariffe aeroportuali ben più alte di Ronchi ed anche di Bologna (altro scalo che compete con VCE), anche questo influisce negativamente sulla competitività dello scalo rispetto a quelli vicini.

E’ vero che il popolo del NO veneziano ha danneggiato la città e l’aeroporto, mancano le navi da Crociera e il Marco Polo ne risente, sta andando molto bene l’obbiettivo di far diventare VCE sempre più intercontinentale, il risultato di anni di lavoro del team aviation di SAVE, ma a Venezia si deve trovare una soluzione affinché si possa creare un network domestico e internazionale, per i passeggeri locali, con le giuste tariffe e frequenze, evitando il dominio di Ryanair.

Dal punto di vista normativo, sono invece convinto che servano nuovi regolamenti, l’industria aerea ha bisogno di regole, per sostenere la leale competizione e i diritti del passeggero, la Commissione Europea non può nascondersi dietro il “Regolamento sui diritti del passeggero” e sulle compensazioni, una vacanza è rovinata ugualmente anche con 600 euro di risarcimento ed il rimborso delle spese, deve fare di più.

Serve anche una riforma complessiva del controllo del traffico aereo (ATC) europeo che sia compatibili con “il cielo unico europeo”.

A questo link, l’intervista di Enrico Marchi al Corriere della Sera.