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Il piano di Lufthansa per Alitalia

Attualmente Alitalia, per decisione politica, è giusto sottolineare questo dettaglio, visto che tale scelta non è mai stata fatta in termini di miglioramento dei costi e sviluppo della compagnia, ha due HUB nazionali, lo storico Roma Fiumicino FCO e Milano Malpensa MXP.

LH ha 4 HUB: Francoforte, Monaco di Baviera, Zurigo e Vienna, nei piani della compagnia rimarrà come HUB italiano, Fiumicino (anche sede operativa), quindi quinto HUB di Lufthansa, mentre a Malpensa ci sarà Eurowings, società low-cost di LH che nel 2017 continua un trend positivo di crescita sia in termini di fatturato che di passeggeri.

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Aviation

Crisi del low-cost o di alcuni modelli low-cost?

Dal titolo penso che sia chiaro dell’argomento di cui parlerò oggi, di crisi di compagnie aeree ne abbiamo viste tante, sia dopo l’11 settembre 2001 che in seguito alla liberalizzazione dei cieli, vettori che non sono stati in grado di fronteggiare la crisi che si è andata a creare in seguito all’attentato e alla concorrenza di compagnie aeree meglio strutturate e con manager più lungimiranti nel caso della liberalizzazione del mercato aereo.

Da diversi anni sono entrate nel mercato aereo numerose compagnie aeree etichettate come low-cost, ma tante dopo qualche anno non hanno resistito alla concorrenza e sono fallite, e qui mi pongo la domanda, era il loro modello aziendale ad essere fallimentare o è il modello low-cost che non funziona più?

Focalizziamoci su quest’ultimo anno, in particolare i casi di Monarch, Air Berlin e Ryanair, tre situazioni completamente diverse ma che subito ci porteranno ad avere una chiara idea sul quesito che mi sono posto, per aiutarci servirà analizzare anche il caso British Airways e Air France, poi capirete il perchè.

Cominciamo da Monarch, che dopo oltre 50 anni di storia, quella che era considerata la low cost che più ha resistito negli anni, trasformandosi in seguito ai cambiamenti nel mercato aereo, si è ritrovata costretta a dichiarare lo stato di insolvenza e a sospendere tutti voli meno di un mese fa, dopo una crisi finanziaria causato da un indebolimento del loro modello di business, che nel dettaglio ho spiegato in questo articolo.

Air Berlin, la seconda compagnia aerea Tedesca, di proprietà di Etihad per il 29,2%  che  ha annunciato l’avvio della procedura d’insolvenza lo scorso agosto,  quando Etihad, vettore degli Emirati Arabi Uniti, azionista anche di Alitalia per il 49%, si è rifiutato di erogare altri finanziamenti. Nel 2016 Air Berlin ha chiuso in rosso di 782 milioni di euro. E pochi giorni fa ha annunciato la sospensione di tutti i voli a lungo raggio.

Ryanair che si è ritrovata all’improvviso a dover correre ai ripari dopo la stagione estiva, per un esodo di massa di piloti e assistenti di volo oltre che ad un planing ferie che ha portato molti dei piloti a dover smaltire le ferie accumulate e che nonostante l’incentivo proposto dal vettore, si sono rifiutati di rientrare a lavoro.

E arriviamo a British Airways che nei voli a medio raggio è diventata una low-cost in termini di livelli di servizio e a Air France, che si appresta il primo dicembre ad avviare i voli della sua nuova low-cost JOON che non sarà una vera low-cost ma piuttosto un vettore #JOUNG, un nuovo modo di volare ad un prezzo da quasi low-cost.

Penso che sia già chiaro a tutti che non si può quindi parlare di un modello ma di modelli di low-cost differenti, diversi modi di vedere il #LOW, diversi modi di vedere il #FLY e il #SERVICE.